Il diabete di tipo 1 è causato dalla distruzione autoimmune delle cellule beta nelle isole pancreatiche di Langerhans. La conseguente perdita di massa delle cellule beta porta all’insufficienza di insulina e all’iperglicemia che richiede un trattamento per tutta la vita con insulina. L’iperglicemia è associata a complicanze microvascolari quali retinopatia, nefropatia e neuropatia e malattia macrovascolare (patologie cardiovascolari, cerebrovascolari e arteriose periferiche). Il trattamento intensivo con insulina, mirando ad ottenere concentrazioni di glucosio circolanti normali o pressoché normali, riduce il rischio delle complicanze micro- e macrovascolari nel tempo ma al costo di un aumentato rischio di ipoglicemia, che può essere grave con, nei casi estremi, coma e morte.
L’insulina viene denaturata e inattivata in ambiente acido e pertanto non può essere somministrato per via orale per via del passaggio gastrico a ph acido, ma puo’ essere somministrata solo per via parenterale. Può essere somministrato per via intravenosa, sottocutanea, intramuscolare e intraperitoneale e la via più comunemente di auto-somministrazione è la via sottocutanea. Differenti regimi di insulina possono essere utilizzati secondo le preferenze personali per coniugare stile di vita, dieta, attività e impiego. Questi regimi possono includere insulina ad azione prolungata per fornire una concentrazione basale di insulina circolante e insulina ad azione rapida per poter utilizzare e metabolizzare i carboidrati ingeriti. Rispetto ai regimi di iniezione multipla di insulina sottocutanea (MDI), che è la via di utilizzo dell’insulina piu’ comune, l’infusione continua sottocutanea di insulina con degli appositi apparati chiamati microinfusori (CSII) consente alle persone con diabete di tipo 1 di ottenere un HbA1c inferiore con una riduzione associata della frequenza e della gravità dell’ipoglicemia.
Giancarlo Tonolo – giancarlo.tonolo@atssardegna.it