Lo scopo di questo 1° report SIMDO, sugli effetti che la pandemia da Covid-19 ha avuto sulla sanità e sul sistema sanitario nazionale tout court, è quello di contribuire ad evidenziare l’allarmante disparità che emerge sull’accesso ai servizi sanitari nazionali tra pazienti Covid e non Covid. Il sistema sanitario nazionale continua infatti a faticare nel reggere l’urto della pandemia, con ricadute sulla prevenzione, l’assistenza ospedaliera e quella territoriale, e una disparità crescente tra Nord e Sud.
Un impatto che è andato pian piano crescendo e divenuto adesso fortissimo, che come per l’economia della nostra nazione, lascerà presumibilmente i segni per i prossimi anni a venire.
Inoltre, l’impreparazione manifestata dal SSN allo scoppiare dell’emergenza epidemiologica, dimostrata purtroppo anche durante la seconda ondata, ha messo in luce le falle di una politica troppo spesso concentrata nel gestire questo organo come un costo da contenere invece che come una risorsa da tutelare e sviluppare.
Il Covid suo malgrado, ha innescato un pericolosissimo moltiplicatore di disparità sociali, producendo una “drammatica” diminuzione di ricoveri, prestazioni ambulatoriali specialistiche, screening e una contrazione molto rilevante della spesa dei farmaci innovativi e sperimentali.
È ormai storia arcinota che la pandemia da Covid-19, è stata caratterizzata da un allentamento della sorveglianza verso altre importanti patologie, causa l’abnorme impegno richiesto a tutto il personale sanitario e alle strutture preposte per far fronte ai contagi; non dimentichiamo infatti, che molti ospedali su tutto il territorio, sono stati trasformati totalmente o in parte in Ospedali Covid.
La principale e più frequente causa dei decessi è stata senza dubbio la concomitanza dell’infezione da coronavirus con altre patologie esistenti, tra queste: tumori, diabete, obesità, demenze, malattie del sistema nervoso, cardiopatie ipertensive e ischemiche, fibrillazione atriale, malattie cerebrovascolari, malattie alle basse vie respiratorie, insufficienza renale.
Lo conferma il fatto che la riduzione delle attività ospedaliere nel periodo gennaio-giugno 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, è stata pari a circa il 40%, ovvero circa 309 mila ricoveri in meno a livello nazionale.
Nel periodo marzo-maggio 2020, rispetto allo stesso arco temporale del 2019, si è avuta anche una forte riduzione del numero di ricette per prestazioni di specialistica erogate, pari a circa -58%, ovvero circa 34 milioni di ricette in meno rispetto al 2019, con picchi anche del -70%.
Un ruolo chiave per il controllo della presenza di patologie concomitanti – quelle appunto che erano presenti nella maggior parte dei decessi – avrebbe potuto averlo il Fascicolo Sanitario Elettronico, innovazione tecnologica però ad oggi poco diffusa e totalmente assente in alcune regioni.
La pandemia ha inoltre diminuito in maniera importante anche l’attività di prevenzione.
Nel corso del 2020 i destinatari dei servizi sanitari sono stati prevalentemente pazienti Covid, sospendendo o posticipando servizi e prestazioni fondamentali anche alla prevenzione e alla gestione di patologie non Covid, delineando un terribile nuovo profilo di diseguaglianza di accesso alle cure tra pazienti.
Obiettivo fondamentale per il 2021, oltre al Piano Nazionale Vaccini Covid19, sarà chiaramente quello di far rientrare gradualmente nel circuito della presa in carico del SSN i pazienti non Covid, al momento emarginati dal programma di cure nazionale.
Per riuscire nell’intento, è fondamentale attuare da subito un Piano Nazionale che disciplini e sviluppi quanto necessario, nella consapevolezza che un secondo anno di emarginazione per questi pazienti è assolutamente impensabile.
Il sistema di monitoraggio dei LEA nelle Regioni da parte del Ministero della Salute assume oggi ancor di più un’importanza strategica nella ricerca di una maggiore eguaglianza in sanità.
Tra gli indicatori più urgenti da introdurre subito vi è la capacità delle Regioni di far rientrare nel SSN i pazienti non Covid a partire dal recupero delle liste di attesa, assicurare l’effettiva realizzazione delle diverse misure emergenziali, la capacità delle Regioni di sostenere il corretto livello di accesso alle terapie innovative, soprattutto alla luce del fatto che nel 2021 si vi sarà senza alcun dubbio un importante aumento della richiesta di accesso.
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