Interessante studio pubblicato sui Quaderni dell’Italian Journal of Medicine a firma del nostro Presidente, Vincenzo Provenzano, sulla diagnosi, classificazione ed epidemiologia clinica del diabete mellito.
“Diagnosi, classificazione, epidemiologia clinica del diabete mellito”
Il diabete mellito (DM) è una malattia determinata da un difetto della secrezione e/o azione insulinica e caratterizzata, dal punto di vista biochimico, da iperglicemia, che determina un incremento del rischio di complicazioni a lungo termine relativamente specifiche.
Infatti, l’iperglicemia cronica provoca, attraverso un’aumentata concentrazione di glucosio intracellulare, la produzione di radicali liberi dell’ossigeno che, con diversi meccanismi, danneggiano la retina, il rene, i nervi periferici, e molti altri tessuti ed organi.
Poiché la retinopatia diabetica è considerata come la complicanza più specifica del DM, ed essa compare soltanto se la glicemia o altri parametri biochimici correlati con la glicemia sono > di un determinato valore soglia, l’identificazione di tale valore viene convenzionalmente indicato nella definizione diagnostica del DM.3-5.
La diagnosi di DM può essere basata su tre parametri biochimici:5 i) la glicemia a digiuno (fasting plasma glucose, FPG); ii) la glicemia 2 ore (2 hours
plasma glucose, 2-h PG) dopo carico orale con 75 grammi di glucosio (oral glucose tolerance test, OGTT); iii) l’emoglobina A1c.
L’American Diabetes Association (ADA) propone, per la diagnosi di DM, i criteri indicati nella Tabella 1.6
In generale, il contesto clinico in cui la diagnosi viene posta può essere rappresentato da (Figura 1):
i)soggetti sintomatici per DM;
ii) soggetti ad alto rischio di diabete e sottoposti intenzionalmente a screening biochimico per DM;
iii) soggetti a basso rischio di DM, ma che si sottopongono a valutazione della glicemia per ragioni diverse dallo screening per diabete.
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